Riposizionamento dei farmaci nelle malattie rare
Giuseppe Zampino, Roberta Onesimo, Cristina Bellisai, Elisabetta Sforza, Chiara Leoni
Vol. 54, N. 213 – gennaio-marzo 2024Centro Malattie Rare e Transizione, Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS, Roma; Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, ERN ITHACA, ERN BOND
Riassunto
Nelle malattie rare (MR), il problema nello sviluppo di nuovi farmaci è la possibilità molto bassa di successo, il lungo tempo di sviluppo e l’alto costo. Oltre agli impedimenti intrinseci, lo sviluppo e messa in commercio di farmaci per la cura delle MR è ostacolata da una logica economica basata sull’analisi costi-benefici. Qui sorge una problematica di natura etica che vede opporsi l’esigenza di giustizia distributiva al dovere morale di non abbandono. L’utilizzo di farmaci già presenti (drug repurposing, DR) rimane una strategia promettente.
I tre principali vantaggi del riposizionamento sono: costi più contenuti, tempi più brevi di sviluppo e percentuale di successo terapeutico più alta. Può avvenire su farmaci conosciuti e approvati, oppure approvati ma soppiantati da farmaci più efficaci per quella determinata condizione, oppure farmaci che durante la sperimentazione non hanno superato le prove di efficacia per la condizione testata. Se consideriamo che solo il 5% delle molecole sviluppate arrivano alla fase finale di posizionamento sul mercato, possiamo immaginare che vi è una enorme quantità di farmaci con stabilita farmacocinetica, tollerabilità e sicurezza che sono potenziali risorse per la cura delle MR.
In questo lavoro viene illustrato il riposizionamento come strategia sistematica, sicura ed efficace all’interno del processo di ricerca e sviluppo sui farmaci, con l’obiettivo di comprendere i concetti, le metodologie, vantaggi, sfide e rilevanza nello sviluppo di nuove terapie per le MR.
Parole chiave: riposizionamento farmaci, malattie rare, sviluppo di terapie, bisogni inevasi, etica
Summary
In rare diseases (RDs), the challenges associated with new drug development consist of the very low chance of success, the long development time, and the high cost. In addition to inherent impediments, the development and marketing of drugs for the treatment of RDs is hampered by an economic rationale based on cost-benefit analysis. Here an ethical issue arises where the need for distributive justice is pitted against the moral duty of non-abandonment. The use of drugs already present (drug repurposing – DR) remains a promising strategy. The three main advantages of repositioning are: lower cost, shorter development time, and higher therapeutic success rate.
It can occur on drugs that are known and approved, or approved but supplanted by drugs that are more effective for that particular disease, or on drugs that failed to pass efficacy trials for the tested condition. If we consider that only 5 percent of developed molecules reach the final stage of market placement, we can imagine that there is a huge amount of drugs with established pharmacokinetics, tolerability, and safety that are potential resources for the treatment of RDs. This paper discusses repositioning as a systematic, safe and effective strategy within the drug research and development process, with the aim of understanding the concepts, methodologies, advantages, challenges and relevance when developing new therapies for RDs.
Key words: drug repurposing, rare diseases, therapy development, unmet need, ethics