Presentazione
Andrea Lo Vecchio
Vol. 53, N. 211 – luglio-settembre 2023UOC di Malattie Infettive Pediatriche Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali Università degli Studi di Napoli “Federico II”
I pediatri sono senza dubbio gli specialisti più vicini al mondo delle malattie infettive, sia per l’elevata frequenza e trasmissione delle infezioni nel corso dell’infanzia, sia per il ruolo attivo che svolgono nella prevenzione vaccinale. Ancora oggi le infezioni, in particolare quelle del tratto respiratorio e gastrointestinale, rappresentano il principale motivo di richiesta di visita medica e ricovero nell’età pediatrica.
Lo scopo di questa sezione di Prospettive in Pediatria è quello di offrire al pediatra uno sguardo sugli aspetti epidemiologici, diagnostici e terapeutici che stanno progressivamente cambiando il panorama delle malattie infettive del bambino.
Guardando ai tre anni appena trascorsi, credo sia innegabile attribuire un ruolo determinante alla diffusione pandemica della malattia da nuovo coronavirus (COVID-19) nella vita di tutti noi pediatri, dal punto di vista personale, clinico e scientifico.
Il primo articolo di revisione riesamina le conseguenze cliniche dell’infezione da SARS-CoV-2 in età pediatrica e adolescenziale, ma soprattutto analizza l’impatto indiretto che la pandemia COVID ha avuto sul mondo delle malattie infettive pediatriche, come conseguenza delle restrizioni sociali, dei comportamenti medici e del mancato training immunologico secondario all’esposizione ad agenti infettivi.
In concomitanza con la diffusione del virus pandemico, sono infatti emersi diversi fattori che hanno portato al cambiamento epidemiologico delle infezioni dell’infanzia, al calo delle coperture vaccinali, all’emergenza di patogeni infettivi vecchi e nuovi, all’aumento di gravità e invasività di alcuni agenti, e a un abuso di antibiotici con effetti sulla diffusione dell’antibiotico-resistenza.
Tuttavia, è innegabile che l’evento pandemico sia stato anche un trigger fondamentale per il progresso medicoscientifico, con ricadute positive sulla salute del bambino. Basti pensare alla spinta irrefrenabile che la pandemia ha dato verso nuove metodiche di informazione, formazione ed erogazione di prestazioni sanitarie a distanza, o alla rapidità con cui sono state sviluppate e implementate piattaforme vaccinali innovative, sia stato consolidato il networking internazionale, e si siano largamente diffuse nuove tecniche per la diagnosi rapida delle infezioni.
Proprio su questo ultimo aspetto si focalizzata il secondo contributo di questa sezione, volto a fornire una panoramica sui progressi legati alla diffusione delle nuove tecniche diagnostiche per l’identificazione di agenti infettivi. L’utilizzo di metodi immuno-enzimatici per il dosaggio di antigeni circolanti, l’applicazione della spettrometria di massa, della real-time PCR e, più recentemente, del whole genome sequencing, e del next generation sequencing al mondo della microbiologia clinica ha permesso di superare diversi limiti delle tecniche di identificazione diretta dei patogeni mediante coltura.
L’utilizzo di queste nuove tecniche diagnostiche, poco condizionate dai tempi di crescita dei patogeni, dal campionamento (spesso ostico in età pediatrica) e dalle terapie in atto, ha permesso di ridurre drasticamente i tempi di refertazione e aumentare la sensibilità diagnostica verso patogeni difficili da isolare. I pannelli clinici di real-time PCR recentemente diffusi (anche grazie alla progressiva riduzione dei costi), e la diffusione di test rapidi hanno permesso di migliorare la diagnosi e il controllo della diffusione di malattie infettive. Inoltre, la rapidità diagnostica, l’avvento di metodiche semi-quantitative e la possibilità di identificare co-patogeni e meccanismi di resistenza antimicrobica permettono di ottimizzare le terapie e identificano queste metodiche di nuova generazione come uno strumento al servizio della antimicrobial stewardship.
In una sezione dedicata alle malattie infettive non può mancare un riferimento chiaro a uno dei problemi più rilevanti in ambito di salute pubblica: quello dell’antibiotico-resistenza. Per quanto le infezioni da patogeni multiresistenti siano più comuni nei soggetti anziani e adulti con comorbidità, esse non risparmiano l’età pediatrica, in cui si osserva un largo e spesso inappropriato uso di antibiotici sia in setting ospedaliero che ambulatoriale. La ricerca dedicata a contrastare il principale killer dei nostri giorni è basata su tre capisaldi: l’implementazione di strategie per un uso giudizioso degli antibiotici, la comprensione dei meccanismi di resistenza e lo sviluppo di nuove molecole attive sui patogeni resistenti.
Le peculiarità farmacocinetiche osservate in neonati e bambini, gli ostacoli nell’assunzione delle formulazioni antibiotiche, e l’insorgenza di potenziali effetti collaterali su un organismo in crescita, impongono una sperimentazione dedicata all’età pediatrica. Tuttavia, quest’ultima viaggia sempre un passo indietro rispetto alla ricerca rivolta all’età adulta, a causa della minore frequenza delle infezioni da multiresistenti e all’interesse innegabilmente minore di sperimentatori e aziende farmaceutiche.
L’articolo che chiude questa sezione sintetizza le strategie terapeutiche per il trattamento delle infezioni da batteri gram negativi multiresistenti, con un dettagliato riferimento alle diverse localizzazioni di malattia e all’uso delle nuove molecole messe in commercio negli ultimi anni, alcune delle quali hanno recentemente ricevuto approvazione all’uso in età pediatrica. L’uso di queste nuove molecole dovrebbe essere prerogativa degli specialisti e limitato a casi selezionati, al fine di evitarne l’abuso e la possibile insorgenza di resistenze.
La conoscenza dell’epidemiologia e delle resistenze antimicrobiche locali, la corretta interpretazione delle metodiche diagnostiche a disposizione, e l’utilizzo giudizioso delle risorse terapeutiche sono elementi fondamentali per assicurare ai nostri bambini la migliore cura possibile delle malattie infettive.