Il neonato late preterm

Carlo Dani¹,², Giulia Remaschi¹

Vol. 53, N. 212 – ottobre-dicembre 2023

¹ SOD Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze; ² Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino, Università di Firenze

 

Riassunto

Si definisce late preterm un bambino nato tra 34+0 e 36+6 settimane gestazionali. In Italia l’incidenza dei late preterm è di circa il 4,4% di tutti i nati. Nonostante per molto tempo i neonati late preterm siano stati equiparati a neonati a termine, oggi sappiamo che si tratta di una popolazione a elevato rischio di morbilità a causa delle complicanze che possono presentarsi dopo la nascita, come le problematiche respiratorie, l’ipoglicemia, la difficoltà di termoregolazione, l’ittero, la difficoltà nell’alimentazione. Anche la mortalità risulta essere aumentata, con una frequenza 5-6 volte superiore a quella del neonato a termine.
L’attenta programmazione della dimissione, basata su criteri specifici per questa popolazione e sulla pianificazione di controlli ambulatoriali, in collaborazione con il pediatra curante, è indispensabile, e permette di ridurre il rischio di riospedalizzazione di questi neonati.
Anche gli outcome sfavorevoli a lungo termine risultano essere più frequenti nei late preterm rispetto ai nati a termine e sono rappresentati da paralisi cerebrale, disturbi cognitivi e del linguaggio, disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) e disturbi dello spettro autistico. Questi dati suggeriscono, quindi, la necessità di una sorveglianza di questi neonati da parte del pediatra più accurata rispetto ai nati a termine e la programmazione di un follow-up neuroevolutivo per i neonati late preterm a maggior rischio.

 

Parole chiave: pretermine tardivo, complicanze, esito

 

Summary

Neonates born between 34+0 and 36+6 gestational weeks are defined as “late preterm”. In Italy the incidence of “late preterm” is approximately 4.4% of all births. Although for a long time they were equated with full-term infants, now we know that they have a higher risk of morbility due to the neonatal complications such as respiratory disorders, hypoglycemia, difficulties in thermoregulation, jaundice and feeding difficulties. Mortality is also increased, with an incidence 5-6 times higher than that of full-term infants.
Plan of accurate discharge, based on specific criteria for this population and based on close outpatient visits, in collaboration with the primary care service, is essential for these newborns, also to prevent rehospitalisation.
Poor long-term outcomes are reported to have higher incidence in “late preterm” infants compared to those born at term and are represented by cerebral palsy, cognitive and language disorders, attention deficit/hyperactivity disorder (ADHD) and autism spectrum disorders. These data suggest the need to plan a neurodevelopmental follow-up for “late preterm” newborns at greater risk and, for the primary health care service, to supervise these neonates more accurately than those born at term.

 

Key words: late preterm, complicances, outcome