Esofagite eosinofila: concetti attuali su patogenesi, diagnosi e terapia

Antonio Colucci, Caterina Strisciuglio

Vol. 55, N. 217 gennaio-marzo 2025

Dipartimento della Donna, del Bambino e di Chirurgia Generale e Specialistica dell’ Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, Napoli

Riassunto

L’esofagite eosinofila (EoE) è una malattia infiammatoria cronica, localizzata dell’esofago, che causa disfunzioni esofagee ed è caratterizzata da un’infiltrazione prevalente di eosinofili, in assenza di altre cause di infiammazione eosinofilica. In passato considerata rara, oggi rappresenta una delle cause più comuni di ostruzione alimentare e disfagia, seconda solo alla malattia da reflusso gastroesofageo (GERD). L’EoE è associata a una risposta infiammatoria mediata dai linfociti T-helper di tipo 2 (Th2), simile alla dermatite atopica e all’asma, e si manifesta con sintomi come disfagia e food impaction, specialmente nei bambini più grandi e negli adolescenti. La diagnosi di EoE si basa su un’anamnesi accurata e su indagini endoscopiche con biopsie multiple, con una soglia di ≥ 15 eosinofili per campo ad alto ingrandimento (HPF). L’endoscopia è fondamentale, sebbene la sua sensibilità vari tra il 15 e il 67%. Una valida alternativa è l’endoscopia transnasale non sedata, che si è rivelata ben tollerata dai pazienti. Per monitorare la risposta al trattamento, si può utilizzare l’EoE Endoscopic Reference Score (EREFS), che valuta la gravità delle lesioni. Il trattamento include la dieta di eliminazione, che rimuove alimenti come il latte vaccino, il grano, le uova, la soia, le arachidi e il pesce, e i corticosteroidi topici, come la budesonide. I farmaci inibitori della pompa protonica (PPI) sono anche utilizzati, specialmente quando l’EoE è associata a GERD. L’uso di farmaci biologici, come il dupilumab, si è dimostrato efficacia nel trattamento dell’EoE refrattaria, approvato anche dall’FDA e dall’EMA per i pazienti di età ≥ 12 anni. Le stenosi esofagee, che possono verificarsi nei casi gravi di EoE, vengono trattate per via endoscopica con l’ausilio dell’RX digerente per valutare la gravità della condizione.

Parole chiave: esofagite eosinofila, endoscopia, disfagia, dupilumab

 

Summary

Eosinophilic esophagitis (EoE) is a chronic, localized inflammatory disease of the esophagus, causing esophageal dysfunction and characterized by a predominant infiltration of eosinophils, in the absence of other causes of eosinophilic inflammation. Once considered rare, it is now one of the most common causes of food impaction and dysphagia, second only to gastroesophageal reflux disease (GERD). EoE is associated with a T-helper 2 (Th2)-mediated inflammatory response, similar to atopic dermatitis and asthma, and presents with symptoms such as dysphagia and food impaction, especially in older children and adolescents. The diagnosis of EoE involves a thorough history and endoscopic investigations with multiple biopsies, with a threshold of ≥ 15 eosinophils per high-power field (hpf). Endoscopy is crucial, although its sensitivity ranges from 15% to 67%. A valid alternative is non-sedated transnasal endoscopy, which has been well-tolerated by patients. The EoE Endoscopic Reference Score (EREFS) can be used to monitor treatment response, assessing the severity of lesions. Treatment includes elimination diets that remove foods such as cow’s milk, wheat, eggs, soy, peanuts, and fish, and topical corticosteroids like budesonide. Proton pump inhibitors (PPIs) are also used, especially when EoE is associated with GERD. Biologic drugs, such as Dupilumab, have shown effectiveness in treating refractory EoE, and have been approved by both the FDA and EMA for patients aged ≥ 12 years. Esophageal strictures, which can occur in severe cases of EoE, are managed with endoscopy and barium swallowing to assess the severity of the condition.

Key words: eosinophilic esophagitis, endoscopy, dysphagia, dupilumab